Quasi il 95% degli italiani usa internet ogni giorno e la metà del tempo è dedicata ai social, per intrattenersi e informarsi.
La qualità di ciò che si può trovare però, specie nel campo delle news, per l’87% delle persone non garantisce l’opportunità di trovare notizie credibili. Il problema delle famose Fake News.
I dati, anche se provenienti da una ricerca a campione, delineano un quadro preoccupante perché:
- non ci si rende conto che la percezione della realtà è importante, e che basarla su mezze verità o bugie ti rende manipolabile
- è difficile cambiare una convinzione, e sei più disposto a lottare per imporre la tua piuttosto che a provare a metterti nei panni degli altri, sperimentando punti di vista differenti
Idea che vince non si cambia
Già nel 1956 lo psicologo Leon Festinger, nel libro When Prophecy Fails, parlava di dissonanza cognitiva, ovvero di quel disagio che senti ogni qual volta idee diverse entrano in conflitto tra loro.
La risoluzione di questo scontro si ha in 2 modi: o cambi le tue convinzioni, o neghi una delle idee in conflitto.
Citando le sue parole:
Un uomo con una convinzione è un uomo difficile da cambiare. Digli che non sei d’accordo con lui e se ne andrà. Mostragli fatti e numeri e metterà in discussione le tue fonti. Fai appello alla logica e non saprà adeguarsi al tuo punto di vista.
Ricerche più recenti, come quella di Vincent Van Veen, scoprirono poi che:
- quando sei forzato a sostenere un’idea opposta alle tue credenze, potresti cambiare la tua precedente convinzione
- se invece non sei obbligato ad adottare un punto di vista diverso, finirai col negare le nuove informazioni
Sei la donna Prassede del Manzoni
C’è un passo de I promessi sposi rimastomi particolarmente impresso. È riferito a donna Prassede. Il personaggio viene introdotto con queste parole:
Con le idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve fare con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche, ce n’era per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero men care…” […]
Oltre il bene chiaro e immediato che c’era in un’opera tale, donna Prassede ce ne vedeva, e se ne proponeva un altro, forse più considerabile, secondo lei; di raddrizzare un cervello, di metter sulla buona strada chi n’aveva bisogno.
Mi è impossibile non associare l’atteggiamento qui descritto a una tendenza oggi molto diffusa ritrovabile sia online che offline…
Difficilmente ti stacchi dalle tue convinzioni, spesso sbagliate o incomplete, ma nonostante tutto ti prodighi a raddrizzare i cervelli degli altri, facendo un atto di bene che in realtà nessuno ti chiede.
Il sesto senso è quello critico
All’origine di ogni tua visione della realtà stanno i 5 sensi, che ti permettono di percepire ciò che hai attorno e di costruirne una rappresentazione, che sarà: limitata e imprecisa, ma assolutamente indispensabile per poterti muovere nel mondo.
A questi mi sento di aggiungerne un sesto, ovvero il senso critico, che aiuta a valutare ogni nuova esperienza con un po’ più di attenzione, riducendo quel dato per buono che applichiamo sui pareri nostri e di chi ci fidiamo.
È da bambino che inizi a creare i binari su cui far correre il tuo pensiero, giocando a personificare altre vite e persone e immaginando diversi modi di ragionare. Come suggerisce la psicologa Eve Whitmore, è un ottimo terreno per sviluppare quel senso critico in futuro indispensabile.
L’adolescenza è invece un momento di messa in discussione: di te stesso, del mondo là fuori, delle idee che i tuoi genitori ti hanno finora trasmesso. Un periodo in cui anche le credenze vengono razionalizzate, segnando un cambiamento verso la maturità.
In età adulta infatti questi meccanismi avvengono inconsciamente, accettando comodi pregiudizi per non affaticare il tuo cervello, che non può bloccarsi di fronte a ogni nuova scelta da prendere.
Com’è possibile allora uscire dai propri limiti, senza però impantanarsi nel momento della valutazione?
Suggerimenti utili sono:
- tieni una mente aperta, esponiti a posizioni diverse dalle tue, anche se ti infastidiscono
- allenati a mettere tutto in dubbio fin da bambino (o in questo caso fallo con figli, nipoti ecc) stimolando il senso critico
L’effetto Hermione Granger e il debunking
Fin qui il panorama tracciato non ha tenuto conto di un’ultima problematica legata al nostro modo di giudicare il vero e il falso e di fare scelte: i bias cognitivi.
Sicuramente ne avrai già sentito parlare e, giusto per non annoiarti, ti ricordo che sono scorciatoie della mente che utilizzi per prendere decisioni rapidamente e senza sprecare energie.
Si basano sull’esperienza pregressa, sui pregiudizi, sulle ideologie; ti risparmiano il lungo processo del ragionamento ponderato, ma spesso ti portano su strade sbagliate.
Praticamente sono il tuo pilota automatico.
Tra i più noti, di cui puoi approfondire il funzionamento in questo ebook gratuito di Craig Silverman: puoi trovare: il Ragionamento Regolato, l’effetto dei Media Nemici, la Polarizzazione di Gruppo e la Smentita Trasparente.
Uno dei più interessanti però è l’effetto Ritorno di Fiamma, da tenere in considerazione per chi fa attività di debunking, ovvero sbugiarda le bufale.
Il suo funzionamento sta nel farti costruire difese per le tue convinzioni nel momento in cui influenze esterne le mettono in dubbio.
Trovo sia utile conoscerlo perché sbugiardare una fake news è solo l’inizio del’attività di un debunker. C’è bisogno infatti di comunicare correttamente quella correzione, superando il Ritorno di Fiamma senza inciampare in un ulteriore ostacolo: l’effetto Hermione Granger (che Silverman battezza Cliff Clavin).
Porsi in modo fastidioso e saccente, proprio come Hermione, non aiuta a far cambiare opinione, nemmeno davanti ai fatti.
Le contro narrazioni devono parlare il giusto linguaggio
Hai visto perché è così difficile cambiare parere, quali sono gli ostacoli cognitivi che possono farti inciampare addosso a una scelta sbagliata, e come mai è difficile accettare una verità, persino quando è provata.
L’ultimo spunto che voglio lasciarti sono perciò un paio di domande aperte:
pensi che verità e disinformazione utilizzino lo stesso linguaggio per parlare al proprio pubblico?
e se non è così:
quale dei due ti sembra il più efficace?
La mia idea al riguardo, leggendo quest’ultimo titoletto, la si può intuire.
Letture consigliate
Bugie, bugie virali e giornalismo, di Craig Silverman
L’82% degli italiani non sa riconoscere una bufala sul web, di Repubblica.it
Difendersi dalle fake news? Si può combattendo lo stress, di Repubblica.it
Vero e falso in rete, di Annamaria Testa, Internazionale
Informarsi con lentezza: Sette lezioni di buon giornalismo contro l’infobesity, autori vari
Storia del giornalismo, di Giovanni Gozzini
Condividi questo articolo
Seguimi su
Leggi anche
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!