Mi chiedo se sia giusto accettare ad occhi chiusi quest’idea: credere di aver bisogno di un mondo in cui la realtà è di più.
Uno strato aggiuntivo di informazioni, di intrattenimento, di relazioni e di input, per giunta senza dover fare nulla. Nemmeno la “fatica” di estrarre lo smartphone e sbloccarlo.
Come resistere a qualcosa che per sua natura subiremo ancora più passivamente?
Il 2 febbraio 2024 è una data storica.
Apple infatti lancia il suo primo visore per la realtà mista, chiamato Apple Vision Pro. Un dispositivo che combina la realtà virtuale e la realtà aumentata, creando un’esperienza immersiva e interattiva che vuole rivoluzionare il nostro rapporto non solo col digitale, ma con l’esistenza stessa.
Ti sembra troppo?
Vediamo!
Intanto: cos’è la realtà mista e come funziona
La realtà mista è una tecnologia che integra elementi virtuali nella realtà fisica, creando un ambiente in cui l’utente può interagire con entrambi.
Non si tratta solo di aggiungere qualcosa alla realtà, ma modificarla a piacimento, creando scenari personalizzati e coinvolgenti.
Apple Vision Pro è il primo visore di questo tipo e se, come immagino, avrà successo, aprirà le porte ad altrettanti strumenti sempre più performanti ed esteticamente attraenti. Magari invisibili, come un paio d’occhiali o delle lenti a contatto!
Ma perché da Apple Vision Pro cambierà tutto
Credo che questo visore sia un assaggio di quello che ci aspetta, e lo credo per diversi motivi:
- è il primo visore del genere che avrà una diffusione importante, e questo grazie al prestigio del marchio Apple
- ha già entusiasmato chi ne fa uso, e anche se da fuori l’impatto ha un che di disturbante, col tempo non faremo più caso a chi indossa il visore (dato che lo faremo in molti)
- l’ecosistema di realtà mista sarà presto pronto, grazie allo sviluppo di applicazioni, contenuti e servizi che in gran parte creeremo noi (proprio come già facciamo col web che “consumiamo”)
Come vivremo con la realtà mista
Immaginarlo non è semplicissimo. Come per i social, dall’impatto totalizzante, i risvolti sono enormi e imprevedibili.
Possiamo però supporre alcune applicazioni, anche già osservando Apple:
- usaremo le app senza dipendere dai device fisici. Come lo smartphone ha inglobato radio, calcolatrice, tv e lettore mp3, così la realtà mista si prenderà ogni esperienza che prevede uno schermo portandola a un livello ancora più immersivo
- potenzieremo l’intrattenimento, trasformando ad esempio il nostro salotto in un cinema o un campo da calcio, e vivremo ogni scenario come ci fossimo dentro
- rivivremo i nostri ricordi in modo immersivo, per esempio tornando a una conversazione con qualcuno, o magari facendo di nuovo, perché no, del sesso. Ricordate l’episodio The Entire Story of You di Black Mirror?
- collaborareremo con persone lontanissime, evitando lunghi viaggi e vivendole faccia a faccia
- esplorareremo il mondo guardando, per esempio, le rovine di una civiltà antica mentre riprendono vita, e capiremmo ancora meglio cosa sono i resti che abbiamo di fronte
Perché siamo di fronte a una rivoluzione totale
Più che una rivoluzione tecnologica, questa ha l’aria d’essere uno stravolgimento totale rispetto al nostro modo di vivere il mondo.
Se tante saranno le opportunità, altrettanti potrebbero essere le sfide e i rischi.
Cosa ne sarà della percezione della realtà?
Come vivremo le relazioni? La nostra identità? L’intimità?
Quali livelli raggiungerà la nostra dipendenza?
E se già ora fatichiamo a distinguere il reale dal manipolato, quale sarà il prezzo per mantenere un equilibrio?
Informazione, privacy, diritti, troveranno la propria dimensione quando la realtà mista sarà ovunque e invisibile?
Un giorno non avremo più un grosso visore ad indicarci che qualcuno vive anche altrove.
Saranno occhiali e lenti comuni a combinare virtuale a reale.
Accettare ad occhi chiusi di vedere di più, oppure…?
Al netto di tutto questo e di quanto immaginato fin qui, trovo interessante, in un contesto così in fermento, la tendenza opposta: il digital detox.
Quello di fuggire da questo surplus cognitivo è un trend che, in un mondo nuovo, potrebbe diventare una vera e propria contro rivoluzione. La necessità di non fare il passo successivo, o di tornare indietro, perché si è arrivati troppo oltre snaturando tutto. Cambiando troppo di noi e di ciò che siamo da sempre.
Queste riflessioni, questi tempi, mi affascinano e mi turbano. Non so come la pensi, ma se ti va, parliamone!
Letture consigliate
Il mondo nuovo, di Aldous Huxley
Trappole Mentali, di Matteo Motterlini
100 nuove cose che il designer deve sapere sulle persone, di Susan M. Weinschenk
Come motivare le persone, di Susan M. Weinschenk
Condividi questo articolo
Seguimi su
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!