Progresso e convivenza?
Per noi è normale parlare libertà, di diritti e di uguaglianza.
Sappiamo anche cosa siano l’economia, il capitalismo e il denaro e conosciamo il matrimonio, l’esplorazione spaziale e la malattia.
Pensa, con certe idee ci facciamo addirittura la guerra, blaterando di religione, tradizione e popolo!
Tutte queste parole però, non esprimono qualcosa di esistente sul piano fisico o biologico.
Sono appunto idee, concetti, o meglio ancora ordini immaginari, e ci hanno portato dall’essere semplici ominidi a conquistare l’intero pianeta.
Come siamo arrivati così lontani rispetto a tutti gli altri animali? E come abbiamo fatto a creare cose che esistono ma non esistono?
Il segreto sta nel nostro cervello e alla super abilità della… finzione.
Per spiegartelo però, bisogna fare un salto nel tempo, perciò…
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14 miliardi di anni fa, quando c’è stato il Big Bang, e poi a 4 miliardi di anni fa, quando comparivano i primi organismi sulla Terra. Anche se sono tempi enormi è abbastanza facile immaginarli.
Se provassi però a introdurre l’uomo, cosa succederebbe?
Vediamo:
- 30 anni fa, nel 1991, il www apriva le porte di casa nostra all’internet. Facile!
- 5000 anni fa nasceva la scrittura, momento in cui facciamo cominciare la storia. Vabè, l’abbiamo studiata tutti La Storia. 5000 son tanti ma più o meno in testa li ho…
- 100 mila anni fa allora ecco l’homo sapiens. Cioè questo compariva in un tempo che corrisponde a 20 volte tutta la nostra storia?! Scherziamo?
- più di 400 mila anni fa infine, i primi uomini cacciavano e raccoglievano cibo per poter sopravvivere. E qui fallo tu il conto, tanto la proporzione delle tempistiche, in testa, continuerà a sfuggirti.
Difficile concepire certe distanze quando si tratta di noi.
Pare quasi, poi, che tutti gli accadimenti importanti siano avvenuti solo di “recente”, il che può sembrare strano fintantoché non parliamo proprio di lui: il tuo cervello.
Un cervello ingombrante
Di specie umane che scorrazzavano per il mondo ce n’erano diverse.
C’era l’Homo neanderthalensis e l’Homo erectus. Poi c’erano l’Homo soloensis, il denisova, il rudolfensis, l’ergaster e via fino all’Homo sapiens.
Specie che non erano una consecutiva all’altra, ma conviventi in aree diverse del mondo.
Nonostante le distanze tutti avevano un tratto comune: il cervello. E che cervello!
Di media le bestie sui 60kg hanno un encefalo di 200 centimetri cubi. Noi no. Noi siamo tra i 1200 e i 1400. L’uomo di Neanderhal, per dire, ce l’aveva pure più grosso (parlo sempre del cervello, eh).
Fantastico! starai pensando, ma ora elenchiamo il concatenamento di disgrazie che questo affare ha comportato:
- le scimmie dedicano circa l’8% di energia al cervello, noi il 25%
- i nostri muscoli, a differenza loro, si sono quindi atrofizzati
- camminando eretti otteniamo mani libere e sappiamo svolgere compiti di precisione: la potenza di calcolo per supportarli non è un problema
- stare eretti determina fianchi più stretti, quindi parti più problematici risolti con gravidanze più corte
- un cavallo partorisce un puledro che sta già in piedi? Noi un neonato incapace di fare qualsiasi cosa
- doverci occupare di madri e neonati ci aiuta a cooperare come nessun’altra bestia fa
Insomma, quest’organo pareva dare più svantaggi che vantaggi..
Oggi però possiamo vantare di essere al top della catena alimentare e questo, neanche a dirlo, è merito sì del nostro cervello, ma anche e soprattutto di un evento di circa 70 mila anni fa: la rivoluzione cognitiva.
La rivoluzione cognitiva e il gossip
La teoria più accreditata sostiene che siano state accidentali mutazioni genetiche a modificare le connessioni neuronali dei sapiens, la specie eletta, dando loro un vantaggio su tutti. Così, tra i 70 mila e 30 mila anni fa nella loro testa prese vita qualcosa di davvero speciale: la finzione.
La finzione, intesa come rappresentazione creata dall’immaginazione, ha permesso di vedere oltre la staticità del quotidiano, di andare al di là dell’informazione grezza.
Più che sapere dove sia il leone o dove il fossato, i sapiens ragionavano su chi è amico di chi e su chi dice la verità o è un bugiardo.
Erano dunque pettegoli e attraverso il linguaggio, supportato dalla fantasia, creavano nuovi concetti come i capi, gli idoli e le divinità, organizzando così il proprio gruppo affinché seguisse vere e proprie astrazioni.
I sapiens immaginavano e lo facevano collettivamente. I loro legami, di conseguenza, si rafforzarono e ingigantirono.
Immaginare ciò che non esiste
Il vantaggio fu incredibile e i risultati rapidissimi: si va dalla dominanza sulle altre specie umane (ci sono diverse teorie su come i sapiens prevalsero) alla conquista dell’Asia, delle Americhe e dell’Australia, attraversando il mare, imparando quindi a navigare e a pescare, domando gli elementi e infine la natura.
Come farlo prima, se nel mare la tua testa non sa intravvederci un senso, oltre a “è bagnato” “è pericoloso”?
Lo strapotere dei sapiens impattò sia sugli altri animali, con estinzioni di massa o addomesticazioni (cani, capre, cavalli) che sulle piante.
La seconda grande rivoluzione, non a caso, fu quella agricola, che fece abbandonare la vita di cacciatore raccoglitore per seguire il sogno di qualcosa di migliore che, almeno nei primi tempi, rimase pura illusione.
Rivoluzione agricola? Una truffa!
10 mila anni fa l’uomo non domesticò il frumento. Fu il frumento a domesticare l’uomo.
Questa, in soldoni, fu l’origine della rivoluzione agricola.
Vivere nei villaggi, coltivare la terra, non doversi proteggere costantemente dai predatori, permise di mantenere in vita più gente possibile ma… a condizioni individuali peggiori.
L’uomo produceva più cibo, ma procreava anche di più. Vivere ammassati nei villaggi inoltre, scatenava epidemie, facendo morire le persone di malattia.
Attorno al concetto di società si barattavano la libertà e una vita più lunga e sana per avere cibo scadente e padroni per cui lavorare. Uno svantaggio a livello individuale, ma un grande balzo in avanti sul piano collettivo.
Così nacquero le prime città e iniziarono a circolare storie su divinità, doveri morali e sistemi giuridici, nient’altro che ordini immaginari costituiti la cui funzione era (ed è tutt’ora) rinsaldare i legami sociali.
L’ordine immaginaro costituito ti fa dire #IoRestoaCasa
Tanto più un ordine sociale è complesso, tanto più richiede uno sforzo di immaginazione e di credenza per poter sopravvivere.
Pensa alla complessità dietro ai sistemi aziendali, alle religioni, ai popoli. Pensa altrimenti all’importanza dei diritti fondamentali dell’uomo, inesistenti da un punto di vista biologico, ma essenziali per coesistere pacificamente.
A primo impatto diresti che queste sono cose fisiche e tangibili, ma ciò si rivela vero solo se tutti riescono a crederci. Succede perché non sono ordini naturali, cioè stabili, che come la gravità continuano a funzionare anche se tu te ne infischi; bensì ordini artificiosi, quindi instabili.
La verità è che bisogna salvaguardare gli ordini immaginari costantemente, e lo puoi verificare anche subito. Pensa, per esempio, a che fine farà l’immaginario prodotto da #IoRestoaCasa, forte perché attuale e saldo finché credibile.
Nonostante l’apparente fragilità degli ordini, il motivo per cui li creiamo, consapevolmente o meno, è che rappresentano il modo migliore per poter convivere nella collettività.
Ed ecco dunque le risposte che stavamo cercando.
Il cervello ci ha dato un vantaggio evolutivo, facendoci vivere la rivoluzione cognitiva che ha poi scatenato quella agricola, quella scientifica, quella industriale e la tecnologica.
Artefice di tutto, ad ogni passo, la finzione, la capacità di astrarre che ci permette di superare i nostri limiti e accelerare verso il progresso, qualunque esso sia, nel bene e nel male.
Eravamo sapiens, e ora siamo dèi. Basta crederci, no?
Letture consigliate
Sapiens, Da animali a dèi, di Yuval Noah Harari
Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, di Jared Diamond
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